Il biossido di zolfo o anidride solforosa (SO2), a temperatura e pressione ambientali, si trova allo stato gassoso. È incolore e ha un caratteristico odore pungente. Si trova normalmente nell’atmosfera come risultato di emissioni naturali dovute principalmente all’attività vulcanica (circa 20 milioni di tonnellate/anno). La concentrazione di fondo è stata valutata di 0,2-0,5 µg/m3.
Nelle aree urbane e industriali si possono raggiungere concentrazioni molto più alte dovute principalmente alla combustione di combustibili fossili che contengono zolfo come impurezza.
Il biossido di zolfo è l’inquinante atmosferico più diffuso; si stima infatti che le emissioni antropogeniche superino i 150 milioni di tonnellate all’anno. Essendo più pesante dell’aria, tende a ristagnare nella parte bassa dell’atmosfera.
Ossidazione dell’anidride solforosa
Dall’ossidazione del biossido di zolfo si forma triossido di zolfo o anidride solforica. Questa, in presenza di acqua allo stato liquido o di vapore, dà acido solforico.
Effetti sull’ambiente del biossido di zolfo
L’acido solforico che si forma dall’ossidazione di SO2 e SO3 (complessivamente indicati come SOx) è il principale responsabile del fenomeno delle piogge e nebbie acide. Queste hanno effetti corrosivi che si manifestano soprattutto su metalli, vernici e materiali da costruzione. Trasformano infatti i carbonati insolubili in solfati solubili che vengono rimossi dall’azione dilavante della pioggia. Inoltre, sono in grado di compromettere l’equilibrio degli ecosistemi.
Effetti del biossido di zolfo atmosferico sui vegetali
Il biossido di zolfo, nelle foglie, viene trasformato in acido solforoso e quindi in solfiti che sono poi ossidati a solfati. In questa forma, lo zolfo è metabolizzato dalle piante, ma quando è in eccesso, determina l’accumulo di solfiti. Questi causano necrosi del tessuto fogliare o, comunque, rallentano l’accrescimento, alterano la capacità riproduttiva e anticipano l’invecchiamento della pianta.
Effetti del biossido di zolfo atmosferico sull’organismo umano
A causa dell’elevata solubilità in acqua, il biossido di zolfo è facilmente assorbito dalle mucose delle alte vie respiratorie. Essendo un composto a elevata reattività, risulta irritante per la cute, gli occhi, le mucose.
Indicazioni di pericolo del biossido di zolfo gas sotto pressione
Le indicazioni di pericolo stabilite dal regolamento CLP (Classification, Labelling and Packaging – Regolamento (CE) N. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n. 1907/2006) per il biossido di zolfo (gas sotto pressione; n° EINECS 231-195-2 e n° CAS 7446-09-5) sono:
- H314 (Provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari);
- H331 (Tossico se inalato).
Il codice di classe e di categoria di pericolo è Acute Tox. 3 e Skin Corr. 1B.
Limiti della concentrazione del biossido di zolfo nelle emissioni in atmosfera
Il D.Lgs 183/17 (Attuazione della direttiva (UE) 2015/2193 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, relativa alla limitazione delle emissioni nell’atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi, nonché per il riordino del quadro normativo degli stabilimenti che producono emissioni nell’atmosfera, ai sensi dell’articolo 17 della legge 12 agosto 2016, n. 170.) adegua alla normativa europea i limiti per la concentrazione del biossido di solfo nelle emissioni in atmosfera contenuti nel T.U. ambientale (D.Lgs 152/06).
Norma UNI CEN/TS 17021:2017: un metodo standard per determinare la concentrazione del biossido di zolfo in emissioni da sorgente fissa
Può essere applicata per:
- le determinazioni periodiche,
- la taratura dei sistemi di misurazione automatici (SME) installati in maniera permanente su camini industriali.
Recepisce la norma CEN/TS 17021:2017.